"È sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili."

( Ernest Hemingway)

mercoledì 27 marzo 2013

Il segretario nazionale al mercato di Via Quirra.




Mercato di Via Quirra, dunque. Questo è uno dei caratteristici spazi della città, probabilmente uno dei più emblematici. Al suo interno esercitano commercianti di ogni estrazione sociale che tra schiamazzi, risate sdentate ed imprecazioni smerciano la merce ad una folla ineguale e chiassosa. Gli uomini, abbandonati ai loro discorsi sul Cagliari Calcio e su esagerate vanterie, rimbalzano nelle loro pance che vorrebbero liberarsi per sempre delle untuose camicie. Per interminabili ore gli immigrati sostano nella piazza, ed a braccia conserte attendono l’improvviso affare che potrebbe salvarli da una notte sciagurata. La loro compostezza è sconvolgente, occhi vigili e malinconici, sentinelle allegoriche poste a guardia del tempio.

In particolari frangenti la piazza sembra la sezione staccata di una babele moderna, poiché nel caos annaspano personaggi dai lineamenti, atteggiamenti e sguardi assolutamente allarmanti. Già... Se alcuni sociologi decidessero di sviluppare una ricerca, forse deciderebbero di sistemare dei punti di osservazione permanenti. Infatti si potrebbero classificare caratteri tipicamente selvaggi, individui che assumono comportamenti canini oppure felini, uomini coccodrillo, uomini che paiono partoriti dalla mente di Dario Argento. Donne dai costumi facili, difficili o perennemente sudici, anziane travestite da ragazzine, col perizoma che trasborda sensuale (si fa per dire) dai pantaloni consunti. A questi si contrappongo studenti e studentesse, signore impellicciate, uomini provvisti di poderosi anelli massonici, ragazzi e ragazze dall’aspetto appariscente, impiegati, valletti, facchini e professionisti di tutte le razze.

Il segretario scivolò in questo calderone di anime e d’affari con tutto l’entourage della Federazione. Io e Valeria giungemmo pronti ad incontrare l’illustre compagno, che numerose volte avevamo visto destreggiarsi nei vari salotti televisivi. Ci aspettavamo che la folla gli parlasse, lo toccasse come si fa talvolta con le “star”, domande, la richiesta di un lavoro da parte di un disperato, ma nulla di tutto ciò... Nell’entourage si fecero largo imbarazzo, sconcerto ed ansia, perché il segretario era chiaramente irritato. Un evento spezzò definitivamente gli equilibri di una situazione già precaria. Un pescivendolo, quando lo vide passare, brandì il coltellaccio verso l’alto, urlando scompostamente e roteando gli occhi.

Baidindi de ini noi, baidindi, BAIDINDI!!!” (trad: Vattene da qua, te ne devi andare!!!). Conclusa la frase, pronunciata in un’escalation di potenza, l’uomo afferrò un’orata e la lanciò nella nostra direzione. Scansai il pesce con un colpo di reni, ma una compagna del direttivo non riuscì a cavarsela, trovandosi così l’orata spappolata sul seno sinistro. Il segretario volle conoscere la traduzione delle urla, quindi decise di ripartire immediatamente. Noi restammo impietriti tra le risate e gli scherni di tutto il mercato, mentre Zanda si dileguava nella confusione generale. Quell’episodio fu soltanto l’avvisaglia di una disfatta che attendeva pazientemente dietro l’angolo. Una nuova era politica prendeva forma, ed i primi scossoni di un terremoto democratico cominciavano a farsi sentire.

(Brano tratto da "Valeria e le cattive compagnie", di Vincenzo M. D'Ascanio.

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