Dopo qualche minuto Valeria spense
finalmente lo stereo, così mi fermai in una piazzola di sosta per farli salire.
Maurizio era esageratamente eccitato, si sbracciava come un vigile impazzito,
mentre Valeria cominciò ad impartire ordini con la stessa inflessibilità di un
generale prussiano. Mentre attendevo un varco nel traffico Agostino cominciò a
raccontare delle bizzarre storie su una lucciola di Viale Trieste. “E’ l’unica
donna di cui mi potrei innamorare”, disse, “ma il fatto che faccia la puttanami
mette a disagio, insomma, mi capite no?” Azuz rise talmente tanto che quasi non
sputò il dente d’oro, Alberto pronunciò delle parole senza logica e Valeria
s’accese una sigaretta senza dire nulla. Mentre m’interrogavo sulla portata di
quelle affermazioni Maurizio si sporse dal sedile posteriore, e col dito indicò
un lontano punto nell’orizzonte.
“Posto di blocco!” Bisbigliò tra i denti.
Quando mi ripresi dalla spavento il
carabiniere ci stava già invitando ad accostare. La mia gamba destra cominciò a
tremare, Valeria la guardò e di certo ricordò le droghe nella borsa di
Maurizio. Non sapeva nulla delle armi nelle borse di Agostino ed Azuz, se
l’avesse saputo sarebbe balzata dal finestrino. A denti stretti maledii il
momento in cui avevo chiesto a quei personaggi di partecipare alla
manifestazione. Mentre accostavo scandagliavo la mente alla ricerca di una
strategia, ma comparvero soltanto situazioni allarmanti. Guardai istintivamente
nello specchietto retrovisore, e vidi il volto sfregiato di Agostino
contorcersi in una smorfia di scherno. Infine uno dei carabinieri si avvicinò
al mio sportello.
“Patente e libretto per favore.”
Presi il necessario cercando di mostrare
la massima calma, tuttavia sudavo copiosamente come se mi trovassi all’interno
di una sauna. Il carabiniere si tolse gli occhiali scuri, dunque confrontò la
foto col mio viso stravolto. Non gli feci sicuramente una buona impressione, e
mi domandò cosa trasportavamo. “Stiamo partecipando ad una manifestazione
politica”, gli dissi, “abbiamo l’attrezzatura per i dibattiti, ed i
nostri bagagli... Quando il carabiniere ci ordinò di scendere mi venne
un colpo. Appoggiai il piede sull’asfalto, e con terrore mi accorsi che le
gambe non reggevano. Con lo sguardo cercai immediatamente gli occhi di Azuz ed
Agostino: il primo appariva rilassato e con le mani bene in vista, il secondo
aveva uno sguardo allucinato e continuava a sfregarsi freneticamente le mani. A
primo impatto non apparivamo affatto bene: Azuz sorrideva col suo dente d’oro,
gli occhi sfavillanti di Agostino continuavano a muoversi all’impazzata,
Valeria sembrava una minorenne alcolizzata, Maurizio era magro come la morte
mentre io, col viso sudato e la maglietta bagnata, ero l’ideale controfigura di
un tossicomane in crisi di astinenza. Alberto era l’unico che conservava un
aspetto presentabile, ma non era sufficiente a riequilibrare una bilancia
prepotentemente compromessa.
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