"È sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili."

( Ernest Hemingway)

mercoledì 27 marzo 2013

Alla giusta non vanno le manifestazioni...




Dopo qualche minuto Valeria spense finalmente lo stereo, così mi fermai in una piazzola di sosta per farli salire. Maurizio era esageratamente eccitato, si sbracciava come un vigile impazzito, mentre Valeria cominciò ad impartire ordini con la stessa inflessibilità di un generale prussiano. Mentre attendevo un varco nel traffico Agostino cominciò a raccontare delle bizzarre storie su una lucciola di Viale Trieste. “E’ l’unica donna di cui mi potrei innamorare”, disse, “ma il fatto che faccia la puttanami mette a disagio, insomma, mi capite no?” Azuz rise talmente tanto che quasi non sputò il dente d’oro, Alberto pronunciò delle parole senza logica e Valeria s’accese una sigaretta senza dire nulla. Mentre m’interrogavo sulla portata di quelle affermazioni Maurizio si sporse dal sedile posteriore, e col dito indicò un lontano punto nell’orizzonte.

“Posto di blocco!” Bisbigliò tra i denti.

Quando mi ripresi dalla spavento il carabiniere ci stava già invitando ad accostare. La mia gamba destra cominciò a tremare, Valeria la guardò e di certo ricordò le droghe nella borsa di Maurizio. Non sapeva nulla delle armi nelle borse di Agostino ed Azuz, se l’avesse saputo sarebbe balzata dal finestrino. A denti stretti maledii il momento in cui avevo chiesto a quei personaggi di partecipare alla manifestazione. Mentre accostavo scandagliavo la mente alla ricerca di una strategia, ma comparvero soltanto situazioni allarmanti. Guardai istintivamente nello specchietto retrovisore, e vidi il volto sfregiato di Agostino contorcersi in una smorfia di scherno. Infine uno dei carabinieri si avvicinò al mio sportello.

Patente e libretto per favore.

Presi il necessario cercando di mostrare la massima calma, tuttavia sudavo copiosamente come se mi trovassi all’interno di una sauna. Il carabiniere si tolse gli occhiali scuri, dunque confrontò la foto col mio viso stravolto. Non gli feci sicuramente una buona impressione, e mi domandò cosa trasportavamo. “Stiamo partecipando ad una manifestazione politica”, gli dissi, “abbiamo l’attrezzatura per i dibattiti, ed i nostri bagagli... Quando il carabiniere ci ordinò di scendere mi venne un colpo. Appoggiai il piede sull’asfalto, e con terrore mi accorsi che le gambe non reggevano. Con lo sguardo cercai immediatamente gli occhi di Azuz ed Agostino: il primo appariva rilassato e con le mani bene in vista, il secondo aveva uno sguardo allucinato e continuava a sfregarsi freneticamente le mani. A primo impatto non apparivamo affatto bene: Azuz sorrideva col suo dente d’oro, gli occhi sfavillanti di Agostino continuavano a muoversi all’impazzata, Valeria sembrava una minorenne alcolizzata, Maurizio era magro come la morte mentre io, col viso sudato e la maglietta bagnata, ero l’ideale controfigura di un tossicomane in crisi di astinenza. Alberto era l’unico che conservava un aspetto presentabile, ma non era sufficiente a riequilibrare una bilancia prepotentemente compromessa.

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